Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 23 aprile 2011

L’Unione Europea neoliberista nella crisi ovvero vent’anni di attentati borghesi alle classi popolari a un tentativo di round finale.



Di Luigi Vinci. Fonte: controlacrisi

a. Neoliberismo e convenienze borghesi in sede di Unione Europea. Monetarismo e spostamento accelerato di reddito dal basso della scala sociale verso l’alto Guardando all’ormai lunga storia dei Trattati fondativi dell’Unione Europea (quello di Maastricht è il primo e il più noto), si vede da subito come essa sia il risultato di decisioni politiche i cui contenuti economici sono stati e continuano a essere intimamente connessi alle convenienze generali delle grandi realtà imprenditoriali capitalistiche (grandi gruppi transnazionali, grande finanza) e, in caso di conflitti interni a queste convenienze, come ciò avvenga attraverso mediazioni che tendono alla reciproca soddisfazione; inoltre si tratta di contenuti orientati alle richieste di crescita di reddito delle aree alte e medio-alte della borghesia (intesa in senso ampio). Ovviamente questo non esclude che altri ordini di convenienze, di varia natura, possano essere considerati o interferire e portare a mediazioni più complesse: l’essenziale è tuttavia dato dalla dominanza stretta delle convenienze borghesi fondamentali. La mediazione all’origine della costruzione europea (essa inizia nel 1957 con il Trattato di Roma) era più ampia: pur nel quadro della tenuta e della ripresa in Europa occidentale del capitalismo essa comprendeva, attraverso una forma di riformismo della quale erano artefici in solido partiti socialdemocratici e democratico-cristiani, anche obiettivi di miglioramento delle condizioni di esistenza delle classi popolari.

Una privatizzazione da oltre 64 miliardi rincari e interessi nel business dell´oro blu.



Fonte: FRANCESCO MIMMO - la repubblica.
Negli ultimi otto anni le bollette per gli italiani sono già salite del 65%
ROMA - Sull´acqua c´è una partita miliardaria che con la promessa di servizi più efficienti apre la strada a grandi business. La corsa alla spartizione della torta dell´oro blu è già partita, l´unico ostacolo è il referendum. Il voto del 12-13 giugno è il "fermo" nel meccanismo che dopo la riforma del 2008 viaggia in discesa verso la privatizzazione dei servizi idrici. Si vota per abrogare la legge che affida alle imprese private la gestione delle risorse idriche, entro la fine dell´anno. Vuol dire il mercato delle bollette, già aumentato del 65% negli ultimi otto anni, e la gestione degli investimenti per ristrutturare la rete degli acquedotti stimata in 64 miliardi (in 30 anni) che saranno in parte finanziati dallo Stato e in parte ancora dalle bollette, destinate quindi a crescere ancora. Un mercato già ricco, visto che ogni italiano spende in media 301 euro all´anno per l´acqua (erano 182 nel 2002), e che lo sarà sempre di più.

Peggio il rischio Fukushima o il rischio terrorismo?



di Roberto Quaglia. Fonte: megachipinfo

Cosa distingue nel ventunesimo secolo una vera catastrofe nucleare dauna ipotetica minaccia del terrorismo? Che della prima è vietatopreoccuparsi, mentre della seconda è obbligatoriorabbrividire.­­­­Ma insomma, i governanti e i media vogliono spaventarci otranquillizzarci? Che si decidano una buona volta! Perché usano due pesi e due misure a seconda della classe di pericoli che ciminaccerebbero?Il disastro nucleare in Giappone ci ha innanzitutto confermato unacosa che sapevamo già: i governi mentono più o meno sempre, e quandoper caso non mentono è solo perché hanno deciso che la verità èloro utile oppure perché mentire non è più un’opzione. Adessotutto ciò è anche grottescamente ufficiale, poiché il democraticogoverno giapponese avrebbe dichiarato illegale la diffusione dinotizie< http://blog.alexanderhiggins.com/2011/04/19/japan-officially-orders-censorship-of-truth-about-fukushima-nuclear-radiation-disaster-18502/> sul disastro di Fukushima che non siano in linea con la versioneufficiale. La situazione nella centrale nucleare di Fukushima è stataa lungo dipinta come un incidente di scarso impatto e sostanzialmentesotto controllo e ad un mese di distanza viene finalmente ammessoufficialmente che si tratta invece di un disastro della magnitudo diChernobyl. Gli alti venti spargono iodio e cesio radioattivo per tuttol’emisfero boreale e negli Stati Uniti e in Canada già piovevolentieri acqua radioattiva, a San Francisco 180 volte i limiti dilegge dell’acqua potabile< http://www.businessinsider.com/san-francisco-rainwater-radiation-181-times-above-us-drinking-water-standard-2011-4>, e radiazioni hanno iniziato a comparire anche già nel latte<http://www.naturalnews.com/032048_radiation_milk.html>. Nel mare di fronte a Fukushima la radioattività è già milioni divolte superiore ai livelli normali e l’inquinamento radioattivo è logicamente destinato a propagarsi per la catena alimentare superiore.La reazione dell’Organizzazione Mondiale di Sanità è ripetere ilmantra sedativo: rischi per la salute molto ridotti. Con qualche pennellata di surreale < http://www.surreal.info/> come la dichiarazione “rischi per la salute stabili<http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/397507/>”, una formulazione escogitata dall’OMS per tranquillizzare, ma che puzza di gran presa per il culo <http://www.culo.info/>.

Ippodromi, isole, aziende di Stato così la Grecia svende i suoi gioielli.



Fonte: controlacrisi - ETTORE LIVINI - la repubblica

(Foto: Segr. p.c.greco Papariga)
È sciopero generale. Il governo cerca 50 miliardi per evitare la bancarotta Nella Capitale, decine di negozi chiusi con i cartelli "affittasi" bruciati dal sole. Su YouTube il documentario Debtocracy spiega chi ha depredato il Paese ellenico
ATENE - Il futuro della Grecia (e forse quello dell´euro) è in mano a un po´ di purosangue, ai numeri del Lotto e all´azzurro da sogno dell´Egeo. «Meglio così. Conoscendo i nostri politici, mi fido di più dei cavalli», scherza Stavros Petsitis, fantino di pochi chili e tante primavere, studiando sotto una pioggia sottile i puledri in allenamento sulla pista di Markopoulo, due passi dall´aeroporto di Atene. E´ stato già accontentato. Sommersa da 325 miliardi di debiti e finita nel tritacarne della speculazione, la Grecia ha deciso di giocare l´ultima carta per salvarsi dal crac: i saldi di Stato.
Il governo di George Papandreou ha appeso il cartello "Vendesi" su tutti i gioielli di famiglia: ippodromi e scommesse ippiche, ma pure le ricchissime lotterie nazionali, i monopoli di gas, luce e telefono e una valanga di terreni pubblici, spiagge e isole comprese. Obiettivo: raccogliere 50 miliardi entro il 2015 di cui ha bisogno come il pane per pagare i creditori e dribblare la bancarotta. «Alternative non ce ne sono - dice Dimitris Daskalopoulos, numero uno della Confindustria greca - . È l´ultimo treno per evitare il baratro».

Heil Europa!


di Beppe Grillo.
Sento un vento forte, duro, insidioso, che spira in Europa. Arriva da tutti punti della Rosa dei Venti. Brezze, refoli che all'inizio sembravano innocui, al massimo ti scompigliavano i capelli, si stanno trasformando in una possibile bufera.
I nazionalismi stanno ritornando con la forza di un tempo che sembrava seppellito dalla Storia. In Francia Marine Le Pen del Front National è favorita per le presidenziali. Il bonapartista Sarkozy, l'uomo che prima ti bombarda e dopo ti dice bonsoir, è considerato troppo a sinistra dai francesi, al primo turno otterrebbe solo il 19% contro il 22% della Le Pen che, in caso di elezione, farà tenere un referendum per l'uscita dalla UE.
In Finlandia "I Veri Finnici", un partito di estrema destra antieuropeista e xenofobo, ha raggiunto il 20,4% dei voti. Il suo leader Timo Soini ha dichiarato che non appoggerà nessun aiuto finanziario agli Stati europei in difficoltà come Grecia e Portogallo. Nel Canton Ticino ha vinto Giuliano Bignasca, la controfigura di Boss(ol)i (e ce ne vuole). La sua "Lega dei Ticinesi" è diventato il primo partito. Bignasca ha subito annunciato misure per ridurre il numero di frontalieri italiani che vanno a lavorare in Svizzera. In Ungheria è stata approvata una nuova Costituzione all'insegna di "Dio, Patria e Famiglia".
Un colpo di Stato costituzionale da parte del primo ministro conservatore Viktor Orban. Amnesty International ha denunciato la nuova Costituzione ultra nazionalista perché "viola le norme internazionali ed europee dei diritti dell'uomo ''.Gli effetti della crisi del 1929 ebbero il loro culmine nel 1933, quattro anni dopo. Per il 2008 dovrebbe valere lo stesso, e nel 2012 dopo le banche, potrebbero fallire gli Stati. Quando falliscono gli Stati, la soluzione più ovvia è la dittatura. Nel 1933 (una coincidenza?) Adolf Hitler divenne primo ministro tedesco a seguito di regolari elezioni.
La Storia forse non si ripete mai uguale, ma di certo si assomiglia. La paura della crisi economica e dell'immigrazione (che negli anni '30 non esisteva) stanno facendo sbandare l'Europa verso un mosaico rabbioso di nazionalismi. Chi li fermerà? Heil Europa!


THE ITALIAN COLONY
DISCOVER WHAT KIND OF "JOURNALISTS" ARE IN YOUR NEWSPAPERS

venerdì 22 aprile 2011

Senza conflitto dalla crisi si esce a destra.



di Emiliano Brancaccio. Fonte: sinistrainrete

Da un secolo e mezzo a questa parte, questa è la prima crisi del capitalismo che esplode nel pressoché totale silenzio politico del lavoro e nell'assenza del conflitto di classe di cui un tempo le organizzazioni operaie si facevano portatrici
Emiliano Brancaccio.
Da un secolo e mezzo a questa parte, questa è la prima crisi del capitalismo che esplode nel pressoché totale silenzio politico del lavoro e nell'assenza del conflitto di classe di cui un tempo le organizzazioni operaie si facevano portatrici. Nelle epoche passate lo scontro di classe suscitato dal movimento operaio agiva profondamente sul corso degli eventi storici, ed interveniva in modo più o meno diretto su quelle fondamentali emergenze rappresentate dalle crisi economiche. Non solo la minaccia sovietica ma la stessa morsa dei fascismi costituivano gli estremi riflessi del protagonismo politico del lavoro e delle istanze di emancipazione di cui esso si faceva portatore, soprattutto nei momenti di crisi.
Un fantasma insomma si aggirava davvero per l'Europa e per il mondo. E quel fantasma, soprattutto durante i terremoti economici, aveva molte carte decisive da giocare.Oggi invece viviamo l'esperienza inedita di una crisi che si dispiega nel silenzio del lavoro e nella conseguente assenza del conflitto di classe. Quali sono allora le implicazioni principali di questa crisi senza conflitto?

Fidel Castro: Realizzare l'impossibile.


Fidel Castro: Realizzare l'impossibile
Fonte: controlacrisi
Il giorno prima, l’anziano leader si era scusato con la sua gente per non essere andato di persona nella Plaza de la Revolución ad assistere alla sfilata per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della vittoria di Playa Girón e per inaugurare i lavori del sesto, epocale congresso del Partito Comunista Cubano; un congresso in cui sono in gioco trasformazioni di importanza storica per il paese. Domenica, in poche righe, Fidel Castro prende atto dei cambiamenti che avverte nelle nuove generazioni, ribadisce il dovere di resistere all’impero e di militare a fianco degli umili e consegna ai più giovani una sua sintesi del socialismo che “è anche l’arte di realizzare l’impossibile”. La sfida che si apre adesso nella società cubana è difficilissima: si scontreranno stato e mercato, ma alle spalle del popolo cubano c’è ormai una forte e positiva tradizione.

Fidel Castro

I dibattiti del Congresso

Oggi, domenica alle dieci del mattino, ho ascoltato i dibattiti dei delegati al Sesto Congresso del Partito.
Le commissione erano tante che, naturalmente, non ho potuto sentire tutti quelli che hanno parlato.
Erano riuniti in cinque commissioni per discutere su svariati temi. Naturalmente, anche io ho approfittato degli intervalli per respirare con calma e per consumare un qualche portatore energetico di provenienza agricola. Loro sicuramente con più appetito per il loro lavoro e per la loro età.
Mi sorprende la preparazione di questa nuova generazione, il loro livello culturale così elevato, così diversa dalla generazione che alfabetizzava proprio nel 1961, quando gli aerei nordamericani da bombardamento, in mani mercenarie, attaccavano la patria. La maggior parte dei delegati al Congresso del Partito erano bambini, o non erano nati.
Non mi interessava tanto quello che dicevano quanto il modo in cui lo dicevano. Erano talmente preparati ed era così ricco il loro vocabolario, che quasi quasi non li capivo. Discutevano su ogni parola, perfino la presenza o l’assenza di una virgola nel paragrafo in discussione.
Il loro compito è ancora più difficile di quello assunto dalla nostra generazione, quando proclamammo il socialismo a Cuba, a 90 miglia dagli Stati Uniti.
Per questa ragione, persistere sui principi rivoluzionari è, a mio giudizio, l’eredità più importante che possiamo lasciargli. Non c’è margine per l’errore in questo istante della storia umana. Nessuno deve ignorare questa realtà.
La direzione del Partito deve essere la somma dei migliori talenti politici del nostro popolo, capace di affrontare la politica dell’impero che mette in pericolo la specie umana e genera gangsters come quelli della NATO, capaci di lanciare in appena 29 giorni, dall’ingloriosa “Alba dell’Odissea”, più di quattromila missioni di bombardamento su una nazione africana.
Il dovere della nuova generazione di uomini e donne rivoluzionari è quello di essere un modello di dirigenti modesti, studiosi e infaticabili combattenti per il socialismo. Si tratta indubbiamente di una difficile sfida nell’epoca barbara delle società di consumo, superare il sistema di produzione capitalista, che fomenta e promuove gli istinti egoisti dell’essere umano.
La nuova generazione è chiamata a rettificare e cambiare senza esitare tutto ciò che deve essere cambiato e rettificato, e continuare a dimostrare che il socialismo è anche l’arte di realizzare l’impossibile, di costruire e di portare avanti la Rivoluzione degli umili, per gli umili e con gli umili, e difenderla per mezzo secolo dalla più poderosa potenza mai esistita.
17 aprile 2011
FONTE: http://www.giannimina-latinoamerica.it/

Referendum: la partecipazione popolare contro il governo e i poteri forti.



di Marco Bersani * (ATTAC Italia), 21 aprile 2011

Fonte: paneacqua


L'approvazione al Senato dell'emendamento che sancisce la rinuncia temporanea al nucleare rende evidente la volontà di governo e poteri forti di aprire la guerra ai referendum del prossimo 12-13 giugno. Possiamo già prevedere, inoltre, che la strategia non si fermerà qui: già ieri Federutility - la lobby delle SpA che gestiscono il servizio idrico - si è infervorata chiedendo analogo intervento sull'acqua "per impedire due referendum disastrosi". A noi il compito di rendergli evidente che l'acqua ha un legittimo impedimento: è nostra.
L'approvazione al Senato dell'emendamento che sancisce la rinuncia temporanea al nucleare rende evidente la volontà di governo e poteri forti di aprire la guerra ai referendum del prossimo 12-13 giugno. Diversi interessi convergono in questa direzione e con una chiara strategia.Dal punto di vista del premier, tutto muove dal panico che una doppia sconfitta popolare -alle elezioni amministrative (Milano in primis) e ai referendum- faccia definitivamente crollare una maggioranza tenuta assieme solo dagli interessi di innumerevoli clan oliati con prebende e posti di potere per garantirne la fedeltà.Dal punto di vista dei poteri forti -multinazionali, capitale finanziario e lobby territoriali trasversali agli schieramenti politici- tutto muove dalla consapevolezza che, in particolare con i referendum per l'acqua, le politiche liberiste , per la prima volta dopo decenni, possano essere sconfitte e sanzionate da un voto democratico e popolare, aprendo scenari di modifica dei rapporti di forza culturali e politici nell'intero Paese e di ridiscussione complessiva sull'insostenibilità dell'attuale modello liberista.
FOR INSTANCE
private Bradley Manning must answer like this every 5 minutes 24 hours a day

giovedì 21 aprile 2011

Paghi uno, prendi due!

di Zag in listasinistra
Va bene Brunetta da solo, va bene Gelmini da sola. Ma ora ci si mettono
in due a sparare cazzate!! All'unisono hanno annunciato che il 9 maggio
con scadenza entro l'anno, cioè circa dopo sette mesi considerando le
vacanze estive e quelle di fine anno tutte le scuole e dico tutte le
scuole, tutte le 14.000 scuole italiane (ossia coprirà circa 40.000
edifici) saranno dotati di l'impianto di wi fi! Una roba che se
l'avessero detto in Germania o negli USA, la dove l'efficienza e la
determinazione sono un "must" caratteristico , ci sarebbero e la stati
dubbi e perplessità, ma solo per la natura delle difficoltà tecniche .
Chi conosce i 40.000 edifici scolastici e tutti noi che li visitiamo ,
che li frequentiamo, che ci passiamo, e che ci portiamo figli e nipoti,
come zii e come nonni, li conosciamo. I più sono edifici fatiscenti,
vecchi che cadano a pezzi,i più nuovi di solo intonaco. Inoltre chi ci
capisce un pò di apparati di rete e di infomatica sa che un apparato Wi
Fi trasmette a frequenze di Gigahertz e che queste onde vengono
bloccati dagli ostacoli, naturali e non come muri e pilastri di cemento.

25 aprile: ricominciamo la Resistenza dall’articolo 1 della Costituzione.



di Pietro Ancona Fonte: arcoiris
L’anno scorso il Capo della destra italiana partecipava per la prima volta alla celebrazione del 25 Aprile che aveva da sempre disertato negli anni precedenti anche da Presidente del Consiglio. Ha detto: “bisogna pacificare e riunire l’Italia in una memoria condivisa degli avvenimenti che diedero vita alla Resistenza e poi alla Repubblica. Partigiani e “ragazzi della Repubblica di Salò” accomunati dallo stesso afflato patriottico”. Una posizione non condivisibile perché lesiva dei valori della Resistenza che non sono equipollenti ai disvalori della repubblichetta nera satellite del nazismo ed organizzatrice dei treni di ebrei e soldati italiani spediti nei lager tedeschi.
Questa posizione è stata purtroppo condivisa e rilanciata qualche tempo prima dal comunista Luciano Violante e per giunta nella sua veste di Presidente della Camera dei Deputati. L’antifascismo italiano non può stringere la mano al fascismo come quello francese rappresentato dal generale De Gaulle non poteva e non ha stretto la mano alla Francia petainista. Non ho compreso perché mai Violante abbia fatto una simile scandalosa proposta tranne che in un disegno di recupero della destra in un incontro per il governo dell’Italia e delle sue istituzioni. I comunisti non sono nuovi a queste forme gelide e ciniche di “real politick”.
Non dimentichiamo l’art. 7 della Costituzione voluto da Togliatti con la opposizione di Pietro Nenni e dell’ala laica della Costituente. Gli effetti del riconoscimento del concordato firmato da Mussolini sono stati profondamente deleteri per l’integrità del Paese per cui l’Italia è ancora oggi un paese concordatario come dice il professor.Sergio Romano e cioè a sovranità limitata e con la enclave del Vaticano che è una vera e propria ferita nel cuore della Nazione. Sarebbero assai peggiori gli effetti di un pacificazione con i fascisti.


Italian military expertise to help Lybia

mercoledì 20 aprile 2011

Siria. Qualcuno soffia sul fuoco.



Scritto da Simone Santini. Martedì 19 Aprile 2011 Fonte: megachipdue
Il Washington Post ha pubblicato oggi (18 aprile) una notizia tratta dagli ormai celeberrimi cablogrammi di Wikileaks e rimasta finora inedita. Nel 2006 il Dipartimento di Stato statunitense stanziò un finanziamento di 6 milioni di dollari a favore di un gruppo dell'opposizione siriana in esilio, facente base a Londra, il Movimento per la Giustizia e lo Sviluppo, che gestisce anche una rete satellitare, Barada Tv. Il canale televisivo ha cominciato le sue trasmissioni nel 2009, ma, in seguito ai disordini avvenuti in Siria nelle ultime settimane ha intensificato la programmazione. Secondo il quotidiano americano, i rapporti finanziari coi dissidenti siriani, cominciati dall'Amministrazione Bush, sarebbero proseguiti anche con Barack Obama alla Casa Bianca, almeno fino al settembre 2010.
A Londra si trova un altro dissidente siriano eccellente, Rifaat Assad, fratello minore dello storico presidente Hafez, il "Leone di Damasco", nonché zio dell'attuale presidente Bashar. Fu lui a guidare la cruenta repressione della città di Hama nel 1982, quando rivoltosi islamici si ribellarono contro il regime.
Rifaat cercò di succedere al fratello maggiore Hafez alla guida del paese nel 1983, quando questi cadde malato per problemi cardiaci. L'esercito si trovò spaccato tra i lealisti di Hafez e un gruppo di generali, in particolare alauiti, che non si sentivano sufficientemente rappresentati nel Comitato formato da sei membri che pro tempore gestiva il governo durante la malattia di Hafez.

martedì 19 aprile 2011

La caccia è aperta.


di Alberto Asor Rosa. Fonte: ilmanifesto
La caccia è aperta
Grazie, Presidente! Grazie, Silvio! Confesso di aver vacillato per un istante sotto la mole delle proteste, contestazioni, indignazioni, distinguo, recriminazioni, persino pianti e lacrime, e ingiurie, calunnie, prese in giro, dileggi e persino sputi in faccia suscitati dal mio articolo sul manifesto del 13 aprile. Per fortuna (attenzione, questa è una battuta), qualche giorno fa, sabato 16 aprile, ho potuto ascoltare il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio all'incontro con quest'altra bella invenzione politico-organizzativa, che è il movimento «Al servizio degli Italiani», e mi sono facilmente persuaso che le cose non stanno affatto come le avevo descritte e interpretate in quell'articolo: stanno molto peggio.
Cosa c'è infatti di nuovo in tale discorso anche rispetto al nostro più recente passato? C'è che Berlusconi ha sentito il bisogno, proprio in questo momento (sottolineo: proprio in questo momento), di pronunziare un'allocuzione così estesa e impegnativa, anche se condita inevitabilmente di qualche inaudita volgarità (del resto, more solito). Egli, evidentemente, nutre oggi la piena sicurezza di poterlo fare, e ci ha tenuto, more solito, a darlo a vedere. Ha parlato, cioè, da vincitore, o che si crede tale (per lui spesso sono la stessa cosa, e questo, inverosimilmente ma incontestabilmente, aumenta sempre la sua potenza di fuoco).

E ora l’Europa inizia a temere il crack ellenico.




La Grecia è fallita anche se non lo sa.

Il governo ellenico smentisce le voci di default tecnico sui titoli di Stato ma il mercato sembra dare ragione alle indiscrezioni in senso contrario. Il rischio è che il Paese collassi, trascinando nel baratro il resto del Continente. I Piani di salvataggio non funzionano. E dalla Finlandia spira un nuovo vento di ripensamento
La Grecia è fallita anche se ancora non lo sa. O, per meglio dire, fa elegantemente finta di non saperlo. Atene nega qualsiasi ipotesi di ristrutturazione del debito prefigurando manovre fiscali e piani di sostegno. Ma ora i mercati hanno sfiduciato il Paese e l’Europa attende solo quel verdetto finale che tutti, da qualche tempo, danno oramai per scontato. Da Berlino a Parigi, passando per Bruxelles e Madrid, tutti si preparano al peggio, consapevoli di una reazione a catena che dalla penisola ellenica rischia di gettare nel panico l’intero continente e la sua moneta unica. Per la quale, mai come oggi, il futuro era apparso così tetro.“La ristrutturazione del debito non è necessaria e né auspicabile” ha spiegato ieri il governatore della banca centrale di Atene George Provopoulos cercando in tutti i modi di mettere a tacere le sempre più inquietanti voci di default tecnico.

Il vero scandalo della prescrizione.



di Alexander Stille. Fonte: megachip


Mentre si discute della legge veramente vergognosa sulla cosiddetta “prescrizione breve” ora all’esame del parlamento italiano, la stragrande maggioranza degli italiani non sa di uno scandalo infinitamente più grande: il semplice fatto che la prescrizione può scattare a processo già iniziato. In tutte le altre grandi democrazie al mondo – ripeto: tutte tranne l’Italia – “l’orologio” della prescrizione si ferma nel momento della prima azione giudiziaria o dell’inizio di un processo. Perché? Per non incoraggiare strategie di dilazione tramite mille cavilli, in modo da fare decidere il processo non sul merito delle prove ma sulla base del tempo e della capacità degli avvocati di rimandare la giustizia.La prescrizione esiste per i reati minori in tutti i sistemi per un buon motivo: impedire ai procuratori di pescare nel passato lontano per colpire un avversario. Ma una volta iniziato il processo non ci può più essere la prescrizione: così funziona negli Usa, in Francia, in Gran Bretagna, in Olanda e così via. Altrimenti si creano degli incentivi perversi per allungare i processi. Quando ieri ho spiegato il sistema italiano a una ex magistrata americana, lei è rimasta a bocca aperta e stentava letteralmente a crederci. “Ma è un invito ai cavilli! Si prolungheranno i processi e finiranno in un modo che non ha niente a che fare con la giustizia”. Era esterrefatta all’idea che l’orologio della prescrizione non si fermasse neppure dopo una condanna in primo grado e quindi che molti processi potrebbero venire annullati durante il processo di appello. “Ma non è possibile”.
L’anomalia italiana della prescrizione era più accettabile con il vecchio codice penale quando l’uso frequente delle prove scritte rendeva più veloci i processi. L’Italia ha abbracciato il dibattimento orale – raddoppiando i tempi dei processi – senza cambiare le regole sulla prescrizione. Un regalo ai delinquenti. Anzi, nel regno di Berlusconi, un primo ministro plurinquisito, le prescrizioni diventano sempre più brevi e l’Italia si allontana sempre di più dal resto del mondo.
Fonte: http://stille.blogautore.repubblica.it/2011/04/13/il-vero-scandalo-della-prescrizione/.

La maggioranza lontana dalla democrazia.



Fonte: STEFANO RODOTÀ - la repubblica.

Questi principi non scritti, ma fondativi della città democratica, sono ormai estranei al modo d´essere dell´attuale maggioranza. E forse la stessa nozione di maggioranza parlamentare ha perduto il suo significato storico, poiché siamo di fronte ad una semplice propaggine del potere di un autocrate, che premia famigli e designa successori, riceve suppliche da chi vuole andare ad occupare qualche posto di governo, dispone delle cariche pubbliche come di un pezzo del suo patrimonio personale.Compiuta la prima fase della sua alta missione con l´edificazione di un muro a tutela della sua persona, il presidente del Consiglio annuncia ora una inquietante e pericolosa "fase due". Possiamo legittimamente chiamarla "decostituzionalizzazione". Questo è il tratto che unisce le proposte che dovrebbero segnare l´imminente stagione legislativa, nella quale si vuole sfruttare la spinta propulsiva delle radiose giornate del processo breve. Si tratta dell´«epocale» riforma costituzionale della giustizia, del minaccioso ritorno della legge bavaglio sulle intercettazioni, della disciplina ideologica e proibizionista del testamento biologico.

L’osceno è entrato in Parlamento



La parola è grossa ma non ne trovo altre: l’osceno è entrato in Parlamento
di Raniero La Valle. Fonte: arcoiris

Una delle novità portate dalla nuova cultura della nuova destra della nuova Repubblica è di avere derubricato l’osceno. Esso non deve più essere nascosto, ma entrare “in scena”; difatti ha preso dimora nelle ville e nei palazzi del potere, è salito al governo, è entrato nel processo di formazione di un Consiglio regionale, trabocca nelle barzellette e nelle bestemmie del presidente del Consiglio. Tuttavia l’osceno maggiore è stato mostrato dalla Camera dei Deputati inchiodata per giorni e notti ai pulsanti del voto per decidere, sostituendosi ai giudici di Milano, di archiviare un processo di corruzione in atti giudiziari a carico del capo del governo. L’aula parlamentare al posto di un’aula di giustizia: non si potrebbe immaginare un conflitto di attribuzioni più evidente e ostentato di questo.

Allo spettacolo hanno concorso ministri che nelle stesse ore avrebbero dovuto affrontare la tragedia degli sbarchi a Lampedusa e dei naufragi a Pantelleria, ricucire lo strappo con l’Europa prodotto dalla politica xenofoba della Lega, gestire una inconsulta guerra con la Libia, trovare qualche rimedio alla caduta del reddito e dell’occupazione, mettere un freno all’impoverimento generale del Paese; invece di governare, ecco i ministri a presidiare il fortino di Montecitorio, per resistere ai Tartari che però non arrivano mai.

lunedì 18 aprile 2011

Colpevole per non aver commesso il fatto.


di Marco Travaglio. Fonte: passaparola.

Buongiorno a tutti, vorrei cominciare leggendovi due righe da un documento che risale a 32 anni fa “oggi 29 gennaio 1979 alle ore 8,30 il gruppo di fuoco Romano Tognini Valerio dell’organizzazione comunista Prima Linea ha giustiziato il sostituto Procuratore della Repubblica Emilio Alessandrini, uno dei magistrati che maggiormente ha contribuito in questi anni a rendere efficiente la Procura della Repubblica di Milano nel tentativo di ridare credibilità democratica e progressista allo Stato”.

Thyssenkrupp: una sentenza storica

Questo è il volantino con cui i terroristi rossi di prima linea rivendicavano l’assassinio del Pubblico Ministero Alessandrini, sostituto Procuratore a Milano che stava indagando sulla strage nera di Piazza Fontana.Perché dei terroristi rossi ammazzano un magistrato, tra l’altro esponente delle correnti progressiste della Magistratura che sta indagando su una strage neofascista? Perché lo spiegano bene, per i suoi meriti, perché è uno dei magistrati che maggiormente hanno contribuito in questi anni a rendere efficiente la Procura della Repubblica di Milano e a ridare credibilità democratica e progressista allo Stato, colpivano i magistrati bravi, onesti e li colpivano non per i loro errori o per i loro demeriti, ma per i loro meriti. La stessa cosa sta avvenendo oggi, soltanto che a colpirli non è più un’organizzazione terroristica che si propone di sovvertire lo Stato, ma è un Presidente del Consiglio che sta sovvertendo lo Stato e che sta facendo alle istituzioni dello Stato molti più danni di quelli che hanno fatto i terroristi delle Brigate Rosse
READ BETWEEN THE LINES TO UNDERSTAND...TODAY'S ITALY

Facciamo il punto.


di Claudio Grassi Editoriale del n. 15 della rivista “su la testa”.

Dall’inizio dei bombardamenti sulla Libia oramai si contano le settimane, non più i giorni. Tra poco, senza accorgercene, conteremo i mesi e, come abbiamo fatto già troppe volte in questi anni (dalla Jugoslavia all’Afghanistan all’Iraq), ci troveremo a discutere della guerra come di una dimensione ordinaria, di un dato acquisito, di una condizione di normalità che convive con le nostre vite quotidiane. Esattamente l’opposto di ciò che ci spingeva a fare Vittorio Arrigoni, un compagno che non solo lottava strenuamente per la pace, fino ad avere sacrificato per questo la sua stessa vita, ma che pensava che lottare per la pace e lottare per la verità fossero le due facce della stessa medaglia. La guerra rappresenta infatti in sé la rottura drammatica e traumatica della ragione e della civiltà e dovrebbe per questo sempre produrre la rivolta e la mobilitazione costante delle nostre coscienze. Dovrebbe quantomeno indurci a riflettere, a capire perché oggi la guerra alla Libia e quali sono le vere motivazioni nascoste dalla propaganda.

Comunismo: qualche riflessione sul concetto e la pratica.


di Toni Negri. Fonte: sinistrainrete

Questo testo è stato estratto dall'intervento pronunciato in occasione di una conferenza tenutasi a Londra nel maggio 2009 al Birbeck Institute, per iniziativa di Alain Badiou e Slavoj Žižek, dal titolo On the idea of Communism. Gli atti di questo incontro, che hanno visto la partecipazione di alcuni dei principali filosofi contemporanei, sono stati raccolti in un libro che ha visto la pubblicazione in Francia, Spagna e Inghilterra. In Italia, con il titolo L’idea di comunismo, lo stesso libro sarà disponibile nel mese di aprile nel catalogo delle edizioni DeriveApprodi. Segnaliamo che il testo qui riportato non rappresenta la versione integrale dell'intervento.


L’affermazione che la storia è storia della lotta di classe, sta alla base del materialismo storico. Quando il materialista storico indaga sulla lotta di classe, lo fa attraverso la critica dell’economia politica. Ora, la critica conclude che il senso della storia della lotta di classe è il comunismo: «il movimento reale che distrugge lo stato di cose presente». Si tratta di starci dentro a questo movimento. Si obietta spesso che queste affermazioni sono espressioni di una filosofia della storia. A me però non sembra che si possa confondere il senso politico della critica con un telos della storia.
Nel corso della storia, le forze produttive normalmente producono i rapporti sociali e le istituzioni dentro i quali sono trattenute e dominate: questo sembra evidente, questo registra ogni determinismo storico. Perché allora ritenere che un eventuale rovesciamento di questa situazione e la liberazione delle forze produttive dal dominio dei rapporti capitalisti di produzione costituiscano (secondo il senso operativo della lotta di classe) un’illusione storica, un’ideologia politica, un non-senso metafisico? Cercheremo di dimostrare il contrario.

domenica 17 aprile 2011

Privatizzazioni: lo scambio tra rendite politiche e rendite finanziarie.


di Massimo Florio. Fonte: vecchiatalpa

Ho raccolto in un libro (Privatizzazioni e interesse. Il caso britannico) i risultati della mia analisi critica di quella esperienza. Ho cercato di dimostrare che (a) i cittadini in genere hanno guadagnato poco o nulla dalle privatizzazioni, (b) le fasce di utenti più povere hanno pagato prezzi più alti, (c) i contribuenti ci hanno rimesso perché lo stato ha venduto a prezzi troppo bassi e in vari casi ha perso entrate, (d) la produttività delle imprese non è aumentata significativamente, (e) i maggiori beneficiari sono stati gli azionisti, gli intermediari finanziari, i consulenti (in una parola la City). Mi sono anche occupato di privatizzazioni in Italia, in dieci edizioni del Rapporto sulla Finanza Pubblica e in altri interventi (tra i quali La sinistra e il fascino concreto delle privatizzazioni).

La mia lettura del caso italiano è che le cose qui sono andate anche peggio che in Gran Bretagna. Sia i governi di centro-sinistra che quelli di centro-destra hanno cercato di fare cassa vendendo soprattutto banche, telecomunicazioni, autostrade, aziende del settore dell’energia, anche altro, ma con effetti del tutto irrilevanti o modesti sul piano dell’efficienza e del benessere degli utenti, e invece distribuendo rendite ad ambienti capitalistici più o meno parassitari. Mi sono convinto, soprattutto studiando il caso Telecom Italia (in I ritorni paralleli di Telecom Italia), che la vera origine delle privatizzazioni non sia il liberismo, anche se ovviamente i miti della libera concorrenza hanno avuto un peso nella retorica, ma uno scambio fra rendite politiche e finanziarie.

La tesi che ho sostenuto (in Le privatizzazioni come mito riformista) è che in particolare la sinistra, oltre più ovviamente la destra, abbia cercato di accreditarsi presso i gestori della finanza offrendo loro in pasto delle attività perfette per montarvi operazioni speculative, garantite dalla dinamica nel tempo dei flussi di cassa. Il caso delle autostrade è in questo senso emblematico.

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