Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 9 giugno 2012

Multiutility a prezzo di saldo


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- beppegrillo -
L'energia, l'acqua, i rifiuti sono diventati solo business alimentato da logiche di profitto dei concessionari senza benefici evidenti per la popolazione. Walter Ganapini affonda il coltello nel disastro delle multiutility, così vicine ai partiti, così lontane dalle persone. La gestione dei bisogni primari deve ritornare ad essere compito dello Stato.

"In Italia è di moda parlare di "aggregazioni" tra multiutility in termini finanziari, non industriali, sperando di occultare così l'immensa distruzione di valore degli ultimi 15 anni. I dati dei bilanci 2011 sono una catastrofe. In Borsa, rispetto al valore d’ingresso, A2A perde il 34%, IREN il 42% ,ACEA il 34%, HERA il 29%. Le perdite costringono ad elargire ai Comuni miseri dividendi erodendo le riserve. Con la fusione di A2A e IREN, nascerebbe una "bad-newco" con debiti per 8 miliardi (cui sommare l'aumento di capitale Edipower con un indebitamento bancario di 1,2 miliardi) ed un Ebitda di circa 1,5 miliardi.Il rapporto debiti/Ebitda della "bad-newco" sarebbe superiore a 5 quando, da manuali, dovrebbe oscillare attorno a 2,5. Quindi il doppio! Non è finita, ENEL ha 50 miliardi di debiti,Terna 7, SNAM Rete Gas 11. A marzo 2012, in un anno, Terna ha un calo dei consumi elettrici del 5,2%, ANIGAS, di gas del 22,6%, Federambiente, della produzione di rifiuti del 10% . E' sempre più forte la richiesta di trasparenza sulle fatturazioni elettriche, dopo aver visto le tariffe bi-orarie funzionare all’inverso di quanto atteso, e sulla disponibilità di una potenza elettrica di 130 GW (da espandersi, si diceva, con un nuovo parco elettronucleare...) con una domanda che non ha mai superato quella già offerta di 55 GW. Trasparenza sulla natura e l'entità dei contratti di approvvigionamento gas. Si conclamava il fabbisogno nazionale di 100 miliardi di metri cubi di gas che oggi le compagnie rivedono a 75. Cosa accadrà del gasdotto GALSI, del rigassificatore OLT e degli altri previsti, quando, in Edipower, ci sono nuove centrali a gas che marciano 2.000 ore/anno contro 8.000 da regime normale?
E’ intollerabile vedere affollate dirigenze milionarie di multiutilitility con costi medi annuali per addetto di 70.000 Euro, e aziende, come AMA-Roma, che a fine ’97 aveva 3.000 addetti e 50 miliardi di vecchie lire di debito e oggi dichiara 8.000 dipendenti ed un indebitamento di 1,3 miliardi di Euro. Sin qui non si è parlato di servizi idrici. In Emilia-Romagna vi sono perdite da rete superiori al 30%, in Puglia decine di depuratori mal funzionanti a causa del taglio dei costi di manutenzione, effetto tipico da ‘finanziarizzazione’ dei servizi pubblici.
Veniamo ai rifiuti. L’Europa da 40 anni indica, inascoltata, le priorità: prevenzione, massimizzazione del riuso, stabilizzazione della frazione residua per materiale edile o combustibile per caldaie industriali al posto di fonti fossili più inquinanti, minimizzazione del ricorso alla discarica, cui conferire SOLO rifiuti pretrattati. Il Parlamento Europeo ha votato pochi giorni fa nuove linee-guida, prevedendo al 2020 il DIVIETO DI INCENERIMENTO per i rifiuti recuperabili o compostabili (in buona sostanza,TUTTI!). In Italia gli interessi tangentar-ecomafiosi ripropongono, nonostante folli costi d’investimento e di esercizio, nuovi inceneritori per ‘modernizzarci’. In Germania la E.On vuol vendere i suoi inceneritori, non sapendo come alimentarli. Nuovi inceneritori, assegnati senza gara e con costi passati in pochi mesi da 150 a 315 milioni di Euro, come a Parma, d’abitudine richiamano procedure UE d’infrazione e salate sanzioni.
Non è nota la strategia industriale delle multiutility per dare ‘valore/qualità’ai territori serviti, per aumentarne la competitività sui mercati globali che, pur nella crisi, investono in aree ad alta ‘Propensione all’Innovazione’, ‘Qualità Ambientale certificata’, ‘Qualità Sociale’. Brescia non persegue la raccolta differenziata, a Milano cala, Genova e Torino sono al palo, impianti di selezione/recupero sono ovunque inutilizzati. Questo è il frutto malato di una finanziarizzazione dei Servizi Pubblici non preceduta da una liberalizzazione seria, con il settore vittima di continui rimescolamenti normativi. Bisogna procedere ad una drastica riscrittura delle politiche industriali delle multiutility allontanando l’economia criminale dal settore, e a un trasparente e celere ricambio generazionale e culturale dei manager.
Alla luce di quanto descritto, i grandi investitori si stanno ritirando, senza distinzione, da tutte le multiutility. L’abbattimento dei loro valori di Borsa ne consentirà l’acquisto quasi gratuito da parte di terzi?" Walter Ganapini

Il vero problema non è il debito

di Lia Fubini - sbilanciamoci -

Per uscire dalla spirale della crisi, non serve congelare il debito o fare default, ma costruire rapidamente l'unione fiscale e politica europea. In Italia, occorre puntare su ricerca, formazione, educazione

Circolano sotto varie forme proposte di congelamento del debito, una di queste è anche apparsa in questo sito. Condivido le perplessità sulla proposta contenute nell’articolo di Vincenzo Comito. Vorrei aggiungere che il problema della speculazione sui titoli del debito pubblico è legato non tanto alla dimensione del debito ma a diverse variabili e fra queste un’importanza fondamentale è costituita dai debiti verso l’estero, pubblici e privati.
L’Italia è stato uno dei paesi che meno ha accresciuto il debito pubblico nel corso dell’attuale recessione e ha mantenuto quasi costantemente un avanzo primario, ma questo non ha impedito l’aumento dello spread rispetto ai titoli tedeschi. Secondo le previsioni il debito pubblico spagnolo raggiungerà l’80% del Pil nel 2012, all’incirca come quello tedesco. Eppure la Spagna sta subendo forti attacchi speculativi. D’altra parte la Germania presenta un debito pubblico elevato e in rapida crescita, in valore assoluto uno fra i più alti del mondo, senza essere investita dalla speculazione. Lo stesso dicasi del Giappone il cui debito pubblico supera il 200% del Pil. Ma Germania e Giappone presentano consistenti attivi commerciali. Per inciso, in Giappone la situazione sta cambiando, si è registrato in tempi recenti un disavanzo commerciale e sarà interessante vedere come si evolve la situazione dei tassi di interesse, se tale deficit persiste. I casi della Spagna, della Germania e del Giappone evidenziano in ogni caso che il problema di fondo non è il debito pubblico bensì il disavanzo delle partite correnti.
La bilancia delle partite correnti rappresenta il principale indicatore di forza di un paese nei rapporti con l’estero, perché è un indicatore della sua competitività. Un avanzo di parte corrente della bilancia dei pagamenti costituisce una garanzia di solvibilità del paese. In altri termini, il paese in avanzo è un paese che vive al di sotto dei suoi mezzi, delle sue capacità produttive. Viceversa un paese in disavanzo è un paese che vive al di sopra dei suoi mezzi e ha bisogno di flussi finanziari dall’estero per pagare l’eccedenza delle importazioni sulle esportazioni.
Solo nel breve periodo lo squilibrio commerciale può essere compensato da flussi finanziari (caso a parte sono gli Stati Uniti che possono mantenere un disavanzo permanente delle partite correnti, dato che il dollaro è moneta di riserva). Nei paesi con sovranità monetaria, ovvero tutti i paesi esclusi quelli dell’Unione Monetaria, un disavanzo commerciale segnala la probabilità di una svalutazione e per questo esso porta a un aumento dei tassi di interesse. Il disavanzo commerciale all’interno dell’Unione Monetaria segnala la difficoltà competitiva del paese e, in una fase di turbolenza come quella attuale, l’eventualità, se il disavanzo persiste, di un’uscita dall’euro. Questo spiega lo spread dei tassi di interesse fra paesi con disavanzi commerciali e la Germania. La speculazione non è sempre irrazionale o isterica, come spesso è stata definita, ma generalmente si indirizza verso i paesi in difficoltà, aumentandone la vulnerabilità. I paesi più vulnerabili sono dunque quelli che utilizzano beni e servizi in quantità superiore alla produzione interna e quindi hanno bisogno di flussi finanziari esteri per il loro finanziamento.
Se in Europa ci fosse una politica fiscale comune, il disavanzo delle partite correnti non costituirebbe un problema, il disavanzo delle economie più deboli sarebbe compensato dall’avanzo di paesi in surplus, un po’ come succede per regioni che sono all’interno dello stesso paese. L’unica via ragionevole per evitare continui squilibri che potrebbero sfociare nella dissoluzione dell’euro è dunque quella della costruzione in tempi rapidi dell’unione fiscale e politica. Nel breve periodo la situazione potrebbe essere tamponata con gli eurobond e/o con la possibilità per la Bce di essere, come tutte le banche centrali del mondo, prestatore di ultima istanza.
In mancanza di una via di uscita europea è illusorio pensare che la soluzione del problema risieda in operazioni di default, congelamento del debito pubblico, haircut, o quant’altro, perché il problema di fondo non è il debito. A maggior ragione in Italia il problema non è il debito pubblico perché a un elevato debito pubblico fa da contrappeso un debito privato relativamente ridotto.
Esiste comunque un altro fattore rilevante di cui è necessario tenere conto e cioè il rapporto tra interessi sul debito pubblico e tasso di crescita del Pil. Questo fattore rimanda dunque ai problemi relativi alla crescita. L’assenza di crescita in Italia rende sempre più pesante l’onere del debito pubblico fino a prospettare il rischio di insolvenza.
Eppure il congelamento rimane una via di uscita non auspicabile. Si potrebbe affermare che il congelamento libererebbe risorse destinate ora al servizio del debito e che tali risorse potrebbero essere impiegate per il rilancio della competitività. Ma le politiche per la crescita e la competitività richiedono tempo e nel breve periodo il paese dovrebbe affrontare non solo i problemi di cui parla Comito nel suo articolo, ma anche il problema del finanziamento del disavanzo delle partite correnti.
L’impossibilità di trovare risorse finanziarie sui mercati dei capitali (chi mai sarebbe disponibile a concedere prestiti a un paese insolvente, se non a tassi elevatissimi?) costringerebbe il paese a dipendere dai finanziamenti del Fondo monetario e di altri enti sovranazionali e tali finanziamenti sono subordinati alla messa in atto delle note politiche recessive imposte da tali organizzazioni, che finirebbero col consumare le risorse rese disponibili dal congelamento. In tale contesto il tentativo di riportare in pareggio le partite correnti diventa un’operazione molto dolorosa: significa una stretta ulteriore alla domanda, un impoverimento delle famiglie, fallimenti delle imprese, taglio ai servizi pubblici, una recessione dagli effetti incalcolabili. Peraltro, come noto, tali politiche risultano quasi sempre fallimentari e aprono la strada a un nuovo massiccio indebitamento.
Siamo dunque in un vicolo cieco? Certamente la strada maestra passa per l’Europa – e il risultato delle elezioni francesi apre qualche speranza –, ma non si può essere ottimisti se l’Europa continua con le politiche miopi seguite fino ad ora. Però l’Italia può comunque portare avanti politiche di rilancio della competitività, puntando su ricerca, educazione, formazione, supporto alle imprese, riduzione dei gravami burocratici, ripristino della legalità. Nel frattempo è necessario reperire risorse attraverso un’imposta patrimoniale, aumento della progressività nell’imposizione fiscale e una seria lotta all’evasione, che non si limiti a controllare ricevute fiscali e falsi invalidi. Le risorse così ottenute devono essere finalizzate al recupero della crescita e della produttività con l’obbiettivo di una maggiore equità, ma anche di un pareggio delle partite correnti. E’ una strada ardua ma percorribile. Purtroppo le soluzioni apparentemente facili possono essere estremamente dolorose e finanche controproducenti.
ANOTHER bank manager to direct Italian Television!!!! (RAI)

venerdì 8 giugno 2012

La Grecia ci salverà

il Manifesto | Autore: Slavoj Zizek
        Oggi il Manifesto pubblica la traduzione di una parte dell'intervento tenuto dal filosofo sloveno Slavoj Zizek in un grande meeting con Alexis Tsipras a sostegno di Syriza lo scorso 3 giugno. Quì trovate il video
Al termine della sua vita Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, fece la famosa domanda «che cosa vuole una donna?», ammettendo la perplessità di fronte all'enigma della sessualità femminile. Una simile perplessità sorge oggi: «Che cosa vuole l'Europa?» Questa è la domanda che voi, il popolo greco, state rivolgendo all'Europa. Ma l'Europa non sa quello che vuole. Il modo in cui gli stati europei e i media riportano ciò che sta accadendo oggi in Grecia è, credo, il miglior indicatore di che tipo di Europa vogliono. È l'Europa neoliberale, è l'Europa degli stati isolazionisti. I critici accusano Syriza di essere una minaccia per l'euro, ma Syriza è, al contrario, l'unica possibilità che ha l'Europa. Ma quale minaccia. Voi state dando all'Europa la possibilità di uscire dalla sua inerzia e di trovare una nuova via.
Nelle sue note sulla definizione di cultura, il grande poeta conservatore Thomas Eliot ha sottolineato quei momenti in cui l'unica scelta è tra eresia e il non credere. Vale a dire momenti in cui l'unico modo per mantenere il credo, per mantenere viva la religione, è necessario eseguire una diversione drastica dalla via principale. Questo è ciò che accade oggi con l'Europa. Solo una nuova eresia - rappresentata in questo momento da Syriza - può salvare ciò che vale la pena salvare dell'eredità europea, cioè la democrazia, la fiducia nelle persone, la solidarietà egualitaria. L'Europa che vincerà, se Syriza verrà messa fuori gioco, sarà un'Europa con valori asiatici: e, naturalmente, questi valori asiatici non hanno nulla a che fare con l'Asia, ma con la volontà attuale ed evidente del capitalismo contemporaneo di sospendere la democrazia.
Si dice che Syriza non ha abbastanza esperienza per governare. Sono d'accordo, manca loro l'esperienza di come far fallire un paese, truffando e rubando. Non avete questa esperienza. Questo ci porta all'assurdità dell'establishment della politica europea: ci fa la predica sul pagare le tasse, opponendosi al clientelismo greco e nello stesso tempo ripone tutte le lsue speranze sulla coalizione tra i due partiti che hanno portato la Grecia a questo clientelismo.
Christine Lagarde ha recentemente affermato che ha più simpatia per i poveri abitanti del Niger che per i greci, e ha anche consigliato i greci ad aiutare se stessi pagando le tasse, che, come ho potuto verificare pochi giorni fa, lei non deve pagare. Come tutti i liberali umanitari, ama i poveri impotenti che si comportano da vittime, evocano la nostra simpatia spingendoci a fare la carità. Ma il problema con voi greci è che sì, soffrite, ma non siete vittime passive: resistete, lottate, non volete comprensione e carità, volete solidarietà attiva. Volete e chiedete una mobilitazione, il sostegno per la vostra lotta.
Syriza è accusata di promuovere finzioni di sinistra, ma è il piano di austerità imposto da Bruxelles ad essere chiaramente una finzione. Tutti sanno che questo piano è fittizio, che lo stato greco non potrà mai ripagare il debito, in questo modo. Allora perché Bruxelles impone queste misure? Il vero scopo non è quello di salvare la Grecia, ma ovviamente di salvare le banche europee.
Queste misure non sono presentate come decisioni fondate su scelte politiche, ma come necessità imposte da una logica economica neutrale. Come a dire: se vogliamo stabilizzare la nostra economia, dobbiamo semplicemente ingoiare la pillola amara. Oppure, come dicono i proverbi tautologici: non si può spendere più di quello che si produce. Ebbene, le banche americane e gli Stati Uniti sono stati una grande prova, per decenni, che si può spendere più di quello che si produce. Per illustrare l'errore delle misure di austerità, Paul Krugman spesso le paragona alla pratica medievale del salasso. Una bella metafora, che ritengo debba essere ulteriormente estremizzata. I medici finanziari europei, a loro volta non sicuri di come questo farmaco funzionerà, stanno usando voi greci come cavie da laboratorio, stanno rischiando il vostro sangue, non il sangue dei loro paesi. Non vi è alcun salasso per le banche tedesche e francesi. Al contrario, quelle stanno ottenendo grandi trasfusioni.
Il buon senso radicale
Dunque Syriza è davvero un gruppo di pericolosi estremisti? No, Syriza è qui per portare un pragmatico buon senso. Per cancellare la confusione creata da altri. I sognatori pericolosi sono quelli che vogliono imporre le misure di austerità. I veri sognatori sono coloro che pensano che le cose possono andare avanti, a tempo indeterminato, così come stanno apportando qualche modifica cosmetica. Voi non siete dei sognatori: voi vi state risvegliando da un sogno che si sta trasformando in un incubo. Voi non state distruggendo nulla, state reagendo al modo in cui il sistema sta gradualmente distruggendo se stesso. Conosciamo tutti la classica scena del cartone di Tom e Jerry: il gatto raggiunge il precipizio, ma continua a camminare, ignorando il fatto che non c'è terreno sotto i suoi piedi. È solo quando comincia a scendere che guarda verso il basso e si rende conto che c'è il vuoto. Questo è quello che state facendo: state dicendo a chi è al potere, «ehi, guarda giù!» e quelli cadono.
La mappa politica della Grecia è chiara ed esemplare. Al centro c'è un solo partito, con due ali, destra e sinistra, Pasok e Nuova Democrazia. È come, che so, la Cola che è o Coca o Pepsi, una scelta che non è una scelta. Il vero nome di questo partito, se si mettono insieme Pasok e Nd, dovrebbe essere qualcosa, penso, come Nmced, Nuovo movimento ellenico contro la democrazia. Naturalmente questo grande partito sostiene di essere a favore della democrazia, ma io sostengo che sia a favore di una democrazia decaffeinata. Sapete, come il caffè senza caffeina, la birra senza alcool, il gelato senza zucchero. Vogliono la democrazia, ma una democrazia dove invece di compiere una scelta, la gente si limita a confermare quello che saggi esperti diranno loro di fare. Vogliono il dialogo democratico? Sì, ma come nei dialoghi tardi di Platone, dove un ragazzo parla tutto il tempo e l'altro dice solo, ogni dieci minuti, «per Zeus, è così!»
Poi c'è l'eccezione. Voi, Syriza, il vero miracolo, movimento di sinistra radicale, che è uscito dalla comoda posizione di resistenza marginale e coraggiosamente ha segnalato la disponibilità a prendere il potere. Questo è il motivo per cui dovete essere puniti. Ecco perché Bill Freyja ha scritto di recente, sulla rivista Forbes, un articolo dal titolo «Dare alla Grecia quello che merita: comunismo». Cito: «Quello di cui il mondo ha bisogno, non dimentichiamolo, è un esempio contemporaneo del comunismo in azione. Quale miglior candidato della Grecia? Buttatela fuori dall'Unione europea, interrompete il flusso libero di euro e ridategli le vecchie dracme. Poi, state a guardare che succede per una generazione». In altre parole, la Grecia dovrebbe essere punita in modo esemplare, così che una volta per tutte, la tentazione per una soluzione radicale e di sinistra della crisi venga messa a tacere.
So che il compito di Syriza è quasi impossibile. Syriza non è l'estrema sinistra folle, è la voce pragmatica della ragione, che contrasta la follia ideologia del mercato. Syriza avrà bisogno della combinazione formidabile di principi politici e pragmatismo senza radici di impegno democratico, oltre alla capacità di agire rapidamente e brutalmente quando necessario. Perché Syriza abbia una chance, anche una minima chance di successo, sarà necessaria una solidarietà pan-europea.
Cambiare la Grecia
Per questo penso che voi, qui in Grecia, dovreste evitare il nazionalismo facile, tutti i discorsi su come la Germania vuole rioccupare la Grecia, distruggerla e così via. Il vostro primo compito è quello di cambiare le cose qui. Syriza dovrà fare il lavoro che gli altri avrebbero dovuto fare. Il lavoro di costruzione di uno stato migliore, moderno: uno stato efficiente. Dovrete fare un lavoro di bonifica dell'apparato statale dal clientelismo. È un lavoro duro, non c'è nulla di entusiasmante in questo: è lento, duro, noioso.
I vostri critici pseudo-radicali vi stanno dicendo che la situazione non è ancora quella giusta per un vero cambiamento sociale. Che se prendete il potere ora, non farete che aiutare il sistema, rendendolo più efficiente. Questo è, se ho ben capito, quello che il Kke, che è fondamentalmente il partito delle persone ancora vive perché si sono dimenticate di morire, vi sta dicendo.
È vero che la vostra élite politica ha dimostrato la sua incapacità di governare, ma non ci sarà mai un momento in cui la situazione sarà completamente giusta per il cambiamento. Se aspettate il momento giusto, il momento giusto non arriverà mai. Quando si interviene, è sempre il momento non proprio maturo. Quindi, avete di fronte una scelta: o aspettare comodamente e guardare la vostra società che si disintegra, come alcuni altri partiti di sinistra suggeriscono, o intervenire eroicamente, pienamente consapevoli di quanto sia difficile la situazione. Syriza ha fatto la scelta giusta.
I vostri critici vi odiano perché, penso, segretamente sanno che voi avete il coraggio di essere liberi e di agire come persone libere. Quando si è davanti agli occhi della gente, quelli che osservano colgono, almeno per un istante, che state offrendo loro la libertà. State osando fare ciò che anche loro sognano di fare. In questo istante, sono liberi. Sono un unicum con voi. Ma è solo un attimo. Torna la paura e vi odieranno ancora, perché hanno paura della loro libertà.
Qual è dunque la scelta che voi, popolo greco, vi troverete ad affrontare il 17 giugno? Si dovrebbe tenere a mente il paradosso che sostiene la libertà di voto nelle società democratiche: siete liberi di scegliere, a condizione che facciate la scelta giusta. Ecco perché, quando la scelta è quella sbagliata, per esempio quando l'Irlanda ha votato contro la costituzione europea, la scelta sbagliata è trattata come un errore. E allora vogliono ripetere la votazione, per illuminare le persone a fare la scelta giusta. È per questo che l'establishment europeo è in preda al panico. Ritengono che forse non meritiate la vostra libertà, perché c'è il pericolo che facciate la scelta sbagliata.
Caffè senza latte
C'è una barzelletta meravigliosa in Ninoska di Ernst Lubitsch: l'eroe entra in una caffetteria e ordina un caffè senza panna. Il cameriere risponde «mi dispiace, ma abbiamo esaurito la panna, abbiamo solo latte. Posso portarle un caffè senza latte?» In entrambi i casi, si avrà solo il caffè, ma credo che la barzelletta sia corretta. Anche la negazione è importante. Un caffè senza panna non è lo stesso che un caffè senza latte. Voi oggi vi trovate nella stessa situazione: la situazione è difficile. Avrete una specie di austerità, ma avrete il caffè dell'austerità senza panna o senza latte? È qui che l'establishment europeo sta barando. Si sta comportando come se avrete il caffè dell'austerità senza panna. Vale a dire che i frutti della vostra fatica non beneficeranno solo le banche europee: vi stanno offrendo anche il caffè senza latte. Sarete voi a non beneficiare dei vostri sacrifici e difficoltà.
Nel sud del Peloponneso ci sono le cosiddette piangenti, donne che vengono chiamate per piangere ai funerali, a fare uno spettacolo per i parenti del morto. Ora, non c'è nulla di primitivo in questo. Noi, nelle nostre società sviluppate, facciamo esattamente la stessa cosa. Pensate a questa meravigliosa invenzione, penso che sia forse il maggior contributo dell'America alla cultura mondiale: il sottofondo di risate registrate. Le risate che fanno parte della colonna sonora della televisione. Torni a casa stanco, sintonizzi la tv su uno di questi stupidi programmi tipo Cheers o Friends. Ti siedi e la tv ride anche per te. E, purtroppo, funziona.
È così che chi detiene il potere, l'establishment europeo, vuole vedere non solo i greci, ma tutti noi: che guardiamo lo schermo e osserviamo come gli altri sognano, piangono e ridono. C'è un aneddoto, apocrifo ma meraviglioso, sullo scambio di telegrammi tra il quartier generale dell'esercito tedesco e quello austriaco nel mezzo della prima guerra mondiale. I tedeschi inviano un messaggio agli austriaci: «Dalla nostra parte del fronte, la situazione è grave ma non catastrofica». Gli austriaci rispondono: «Dalla nostra parte la situazione è catastrofica, ma non grave».
Questa è la differenza tra Syriza e gli altri: per gli altri la situazione è catastrofica ma non grave, le cose possono andare avanti come al solito, mentre per Syriza la situazione è grave, ma non catastrofica e per questo il coraggio e la speranza devono sostituire la paura. Dunque ciò che avete davanti, per dirla con il titolo di una vecchia canzone dei Beatles, è «una strada lunga e tortuosa». Quando anni fa la guerra fredda minacciava di esplodere in una caldissima, John Lennon scrisse una canzone, «all we are saying is give peace a chance» («tutto quello che stiamo dicendo è dare una chance alla pace»). Oggi, voglio sentire una nuova canzone in tutta Europa, «tutto quello che stiamo dicendo è dare una chance alla Grecia».
La rivoluzione a casa propria
Consentitemi un riferimento a una delle grandi, forse la più grande, delle tragedie classiche, Antigone: non combattere battaglie che non sono le tue battaglie. Nella mia idea di Antigone, abbiamo Antigone e Creonte. Sono solo due sette della classe dirigente. Un po' come Pasok e Nuova Democrazia. Nella mia versione di Antigone, mentre i due membri delle famiglie reali stanno combattendo tra loro, minacciando di mandare in rovina lo Stato, mi piacerebbe vedere il coro, le voci delle persone, uscire da questo ruolo stupido di mero commento saggio, impadronirsi della scena, costituire un comitato pubblico di potere del popolo, arrestare entrambi, Creonte e Antigone, e dare vita al potere del popolo.
Permettetemi ora di finire con una nota personale. Odio la sinistra tradizionale, intellettuale, che ama la rivoluzione, ma la rivoluzione che avviene in qualche luogo lontano. Era così quando ero giovane: più lontano è, meglio è, Vietnam, Cuba, ancora oggi, Venezuela. Ma voi siete qui e questo è ciò che ammiro. Non avete paura di impegnarvi in una situazione disperata, sapendo quanto le probabilità siano contro di voi. Questo è quello che ammiro. C'è anche un opportunismo di principio, l'opportunismo dei principi. Quando si dice la situazione è persa, non possiamo fare nulla, perché significherebbe tradire i nostri principi, questo sembra essere una posizione coerente, ma in realtà è la forma estrema di opportunismo. Syriza è un evento unico di come proprio quella sinistra - in contraddizione con ciò che fa la solita sinistra extraparlamentare, che si preoccupa di più se i diritti umani di qualche criminale vengono violati, che di migliaia di esseri umani che muoiono - ha trovato il coraggio di fare qualcosa.
* Testo dell'interventodel filosofo sloveno alla convention di Syriza.

45th ANNIVERSARY OF THE ATTACK ON THE USS LIBERTY

Le balle di Draghi

giovedì 7 giugno 2012

La Grecia siamo noi! Siamo tutti europei!

 Appello alla mobilitazione dei cittadini europei per la Grecia e per l’Europa il 9 giugno 2012.

Noi vogliamo che la Grecia resti nell’Eurozona.

Noi cittadini e cittadine d’Europa, impegnati in movimenti, forze sociali e partiti progressisti ci opponiamo al sacrificio della democrazia e della partecipazione dei popoli alle decisioni che li riguardano in nome della necessità di rassicurare i “mercati”. Siamo solidali con coloro che in Grecia, come in molti altri paesi europei, vedono il loro futuro con angoscia e si sentono indifesi di fronte ad una crisi che pare senza prospettive. Al tempo stesso pensiamo che sia possibile ritrovare la strada della solidarietà e della coesione europea definendo un percorso realistico di uscita dalla crisi, non solo per la Grecia ma per tutta l'UE.

È un’illusione pensare che “Grexit” possa salvare l’euro e l'UE. Lo stesso vale per le draconiane misure di taglio indiscriminato della spesa pubblica, dove investimenti, spesa sociale, sprechi e malgoverno sono messi tutti sullo stesso piano, con effetti devastanti sulla vita di milioni di europei e sulle loro aspettative per il futuro.

Alla paura del futuro occorre sostituire la coesione e la democrazia sovranazionale. Il popolo greco è la prima vittima del malgoverno e della corruzione di molti politici ed attori economici, oltreché della mancanza di un vero governo europeo. Ma per porre davvero un rimedio a questo grave avvitamento, occorre che l’UE giochi una parte ben diversa rispetto a quella proposta dal duo Merkozy, dal FMI e dalla Commissione. L’UE deve scegliere se affossare se stessa e tornare a un’epoca rischiosa dei tutti contro tutti o rilanciare il progetto di un’Unione federale a partire da un governo democratico europeo, con un bilancio corrispondente alle sue ambizioni, che possa emettere eurobonds e sia responsabile di fronte al Parlamento.

Il primo, fondamentale banco di prova è cosa verrà fatto per e con la Grecia in questo delicato periodo prima delle elezioni del 17 giugno. Sta anche all’UE e ai suoi Stati membri dare un segnale positivo, subito.

La battaglia verte oggi intorno al Memorandum sottoscritto dal Governo greco, dall'UE e dal FMI. Siamo convinti che l’imposizione pura e semplice, nei termini previsti, del Memorandum così com’è, sia inaccettabile e controproducente.

Chiediamo allora che le istituzioni europee, in primo luogo, si attivino per:

1. riaprire la discussione sui punti più socialmente devastanti del Memorandum stesso;

2. definire scadenze realistiche e fattibili per la messa in atto delle riforme necessarie che non possono però continuare a scardinare lo Stato sociale, lasciando inalterate le spese militari e i privilegi della Chiesa e non ripartendone equamente i costi.

3. Lanciare subito un piano di aiuti economici e finanziari per la Grecia, basato non sui soliti progetti di infrastrutture faraonici e fallimentari , ma su un Green New Deal che descriva un percorso centrato sulla riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, sulla riconversione ecologica della Grecia, ma anche su una dura battaglia alla corruzione e un uso efficace dei Fondi europei. Occorrono poi garanzie europee per permettere di congelare tutti i programmi di armamento, e un deciso sostegno dell'UE per ottenere dati dettagliati sui depositi greci nelle banche svizzere e di altri paesi.

Ma non basta “salvare” la Grecia. E’ l’intero progetto dell’UE che oggi è a rischio, ferito dall’ideologia neo-liberista, dall’egoismo dei governi nazionali e dall’illusione che per riportare la fiducia sia necessario smantellare lo Stato sociale e ricostruire le frontiere. Questa ricetta, imposta non solo alla Grecia, ma anche a numerosi altri paesi dell’Europa meridionale e orientale, non funziona.

Per superare la crisi occorrono due azioni parallele.

La prima che superi la logica repressiva del “Fiscal Compact” e lo renda del tutto inoperante, attraverso il lancio, a partire dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, di una nuova serie di misure che ri-orientino le risorse europee verso un piano europeo di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile – finanziato con la tassa sulle transazioni finanziarie, con la carbon tax e con project bonds. In secondo luogo, dobbiamo fare pace con la democrazia e organizzare, in vista delle elezioni europee del 2014, una mobilitazione per un’Assemblea costituente, con il compito di redigere una Costituzione federale da sottoporre al giudizio dei cittadini europei tramite un referendum pan-europeo.

Non possiamo lasciare la responsabilità nelle sole mani dei governi e della Commissione europea. Il Parlamento Europeo deve riprendere l’iniziativa lanciando un urgente dibattito pubblico intorno a concrete proposte di nuove leggi per affrontare la crisi e avviando un nuovo processo costituente.

E’ ora di agire. Non c’è più tempo da perdere.
Europa, 31 maggio 2012

Aderisci all'appello alla mobilitazione dei cittadini europei per la Grecia e per l’Europa il 9

 giugno 2012. Organizza un evento (flash mob, sit-in, pic-nic ecc.) nella tua città.

 Scrivi a genova@mfe.it, tel. +39.347.0359693


We are all Greeks! We are all Europeans!


Call for action of the European citizens for Greece and Europe. June, 9th 2012
We want Greece to stay in the Eurozone.

As citizens of Europe active in progressive politics and social movements, we reject the choice to give up on democracy and people's involvement in the decisions concerning them in order to "reassure markets". We express solidarity with those who, in Greece as in many other countries, look to the future in anguish and feel helpless in the face of a crisis apparently impossible to overcome. We do feel however that it is possible to go the way of European cohesion and solidarity and, at the same time, find a feasible path out of the crisis, not only for Greece but for the whole EU.

It is an illusion to think that “Grexit” would save the euro and the EU – the same goes for the draconian and indiscriminate cuts to public spending, in which investments, social expenditure and wasteful mismanagement are put on the same level, with devastating effects on the lives of millions of Europeans and on their prospects for the future.

Fear for the future must be replaced by cohesion and transnational democracy. The Greek people are the first victims of bad governance, the corruption of many politicians and economic actors, and the lack of a real European government. But to remedy this dramatic negative spiral the EU must play quite a different part than the one so far played by the Merkozy duo, the IMF and the Commission. The EU must decide whether to sabotage itself and go back to the bad old days of all against all, or to relaunch the project of a federal Union. The first requirement would be a European democratic government accountable to Parliament, endowed with a budget adequate to its ambitions, and thus in a position to emit Eurobonds.

The first and crucial test is what will be done for and with Greece in the run-up to the elections of the 17th June. It is also up to the EU and the member states to strike a positive note, now.

At stake is now the fate of the Memorandum signed by the Greek government, the EU and the IMF. We are certain that simply imposing the Memorandum as it is and within the foreseen deadline is unacceptable and counterproductive.

We call therefore on the European institutions in the first place to:

1.      Reopen the discussion on the most socially detrimental parts of the Memorandum itself;

2.      Review of the deadlines to implement necessary reforms, which however cannot continue to demolish the social state and at the same time leave the military expenditure or the privileges of the Church untouched, or fail to distribute its costs evenly;

3.      Launch a plan of economic and financial aid for Greece now, not for the usual mammoth projects of big infrastructures which are bound to failure, but for a Green New Deal focussed on reducing the dependence on fossil fuels and on the ecological reconversion of Greece, as well as on a tough fight against corruption and an effective use of European funds. No less needed are European guarantees so as to freeze all the armament programmes, and a strong support on the part of the EU to obtain detailed information about Greek deposits in Switzerland and in other countries.

But “saving” Greece is not enough. The whole European project is today at risk, strangled by all-market ideology, the selfishness of national governments, and the illusion that trust can be regained by pulling down the social state and putting up borders again. This prescription, which is being imposed not only on Greece, but also on many other countries in Southern and Eastern Europe, will not work.

In order to resolve the crisis we need to take two parallel actions.

The first is to overcome the repressive logic of the Fiscal Compact and pre-empt it by launching a new range of measures on the initiative of the European Parliament and the European Commission in order to re-orient European resources towards a European plan of socially and ecologically sustainable development – these measures must be financed through the Financial Transaction Tax, the Carbon Tax, and the Project Bonds. The second is to make peace with democracy and organize a campaign in view of the European elections in 2014 for a Constituent Assembly, whose task will be to draft a federal Constitution to be submitted to the European citizens for approval in a pan-European referendum.

We cannot leave the responsibility up to the governments and the European Commission only. The European Parliament must retake the initiative, launch a much-needed public debate around positive proposals of new measures to handle the crisis, and start a new constituent process.

It is time to act. There is no more time to waste.
Europe. May, 31th 2012


Join the call for action of the European citizens for Greece and Europe on June, 9th 2012
. Organize an event (flash mob, sit-it, etc.) in your city.
 Email to: genova@mfe.it, mob.: +39.347.0359693



Nous sommes tous des Grecs ! Nous sommes tous des Européens !

Appel pour une action des citoyens européens pour la Grèce et pour l’Europe le 9 juin 2012

Europe - 31 mai 2012

Nous voulons que la Grèce reste dans l’eurozone.

En tant que citoyens d’Europe, actifs dans les politiques progressistes et les mouvements sociaux, nous rejetons le choix de laisser tomber la démocratie et l’engagement des populations dans les décisions qui les concernent dans le but de «rassurer les marchés». Nous exprimons notre solidarité avec ceux qui, en Grèce comme dans de nombreux autres pays, regardent vers l’avenir avec angoisse et se sentent abandonnés en face d’une crise apparemment impossible à juguler. Nous pensons néanmoins qu’il est possible de suivre la voie de la cohésion et de la solidarité européenne et, dans le même temps, de trouver une sortie possible de la crise, nous seulement pour la Grèce mais pour l’Union européenne (UE) tout entière.

C’est une illusion de penser qu’un “Grexit” (sortie de la Grèce de l’euro) sauverait l’euro et l’UE ; il en est de même en ce qui concerne les coupes draconiennes et sans discrimination dans les dépenses publiques, dans lesquelles les investissements, les dépenses sociales et les gaspillages dûs à des erreurs de management sont mis dans le même sac avec des effets dévastateurs sur la vie de millions d’Européens et sur leurs perspectives pour l’avenir.

La peur de l’avenir doit être remplacée par la cohésion et la démocratie transnationale. Le peuple grec est la première victime de la mauvaise gouvernance, de la corruption de nombreux politiciens et acteurs économiques et enfin, du manque d’un réel gouvernement européen. Mais pour remédier à cette dramatique spirale l’UE doit jouer une partition largement différente de celle jouée par le duo Merkozy, le FMI et la Commission. L’UE doit décider de se saborder et d’en revenir au mauvais anciens temps du tous contre tous ou relancer le projet d’une union fédérale. Le premier besoin ce serait celui d’un gouvernement européen

démocratique responsable devant le Parlement européen, doté d’un budget en adéquation avec ses ambitions, et donc en mesure d’émettre des eurobonds.

Le premier et crucial test c’est ce qui sera fait pour et avec la Grèce dans la période précédant les élections du 17 juin. C’est également à l’UE et à ses Etats membres d’introduire une note positive, maintenant.

Le destin du Memorandum signé par le gouvernement grec, l’UE et le FMI est dorénavant en jeu. Nous sommes convaincus qu’imposer simplement ce Memorandum tel qu’il est et dans les délais proposés serait inacceptable et contreproductif.

Nous appelons donc les institutions européennes, en premier lieu, à :

1 / rouvrir la discussion sur les clauses les plus socialement préjudiciables du Memorandum lui-même ;

2 / revoir les délais pour la mise en place des réformes nécessaires, qui toutefois ne peuvent continuer à démolir l’Etat social et en même temps à laisser intacts les dépenses militaires ou les privilèges de l’Eglise, ni échouer à distribuer ses coûts de manière égalitaire ;

3 / lancer maintenant un plan d’aide économique et financière à la Grèce, non pour les habituels projets colossaux de grosses infrastructures vouées à l’échec, mais pour un New Deal écologique centré sur la réduction de la dépendance à l’égard des énergies fossiles et sur la reconversion écologique de la Grèce, ainsi que sur un combat serré contre la corruption et sur un usage effectif des fonds européens. Des garanties européennes sont tout aussi nécessaires afin de geler tous les programmes d’armement ainsi qu’un soutien fort de l’UE pour obtenir des informations sur les dépôts grecs en Suisse et dans d’autres pays.

Mais «sauver» la Grèce ne suffit pas. C’est tout le projet européen qui est aujourd’hui menacé, étranglé par l’idéologie du «tout marché», l’égoïsme des gouvernements nationaux et l’illusion que la confiance peut être retrouvée par la démolition de l’Etat social et le retour des frontières. Cette prescription, qui est imposée non seulement à la Grèce, mais également à de nombreux autres pays de l’Europe du sud et de l’est, ne fonctionnera pas.

Afin de résoudre la crise nous devons mener deux actions en parallèle.

La première est de dépasser la logique répressive du Pacte budgétaire et de l’anticiper par le lancement d’une nouvelle série de mesures à l’initiative du Parlement européen et de la Commission afin de réorienter les ressources européennes vers un Plan européen de développement socialement et écologiquement soutenable. Ces mesures devant être financées au moyen de la taxe sur les transactions financières, la taxe carbone et les project-bonds. La seconde c’est d’organiser une campagne en vue des élections européennes de 2014 pour une Assemblée constituante dont la tâche serait de préparer un projet de constitution fédérale à soumettre aux citoyens européens pour son approbation par un referendum pan-européen.

Nous ne pouvons pas laisser la responsabilité seulement aux gouvernements et à la Commission. Le Parlement européen doit reprendre l’initiative, relancer un très nécessaire débat public autour de propositions positives de nouvelles mesures afin de gérer la crise et lancer un nouveau processus constituant.

C’est le temps de l’action. Il n’y a plus de temps à perdre.
 

Είμαστε όλοι Έλληνες! Είμαστε όλοι οι Ευρωπαίοι!

 Πρόσκληση για δράση των ευρωπαίων πολιτών για την Ελλάδα και την Ευρώπη. Ιουνίου, 2012 9η

 Θέλουμε η Ελλάδα να παραμείνει στην Ευρωζώνη.

Ως πολίτες της Ευρώπης που δραστηριοποιούνται στην προοδευτική πολιτική και κοινωνικά κινήματα, απορρίπτουμε το επιλογή να εγκαταλείψουν τη δημοκρατία και τη συμμετοχή του λαού στις αποφάσεις που αφορούν τους, προκειμένου να «καθησυχάσει τις αγορές». Εκφράζουμε την αλληλεγγύη με εκείνους που, στην Ελλάδα ως σε πολλές άλλες χώρες, να κοιτάξουμε το μέλλον με αγωνία και αισθάνονται αβοήθητοι στο πρόσωπο του ενός κρίση φαίνεται αδύνατο να ξεπεραστούν. Εμείς όμως αισθάνονται ότι είναι δυνατό για να πάει η πλαίσιο της ευρωπαϊκής συνοχής και αλληλεγγύης και, ταυτόχρονα, να βρούμε μια εφικτή διαδρομή από η κρίση, όχι μόνο για την Ελλάδα αλλά για ολόκληρη την Ευρωπαϊκή Ένωση. Είναι ψευδαίσθηση να πιστεύουμε ότι "Grexit" θα σώσει το ευρώ και την ΕΕ - το ίδιο ισχύει και για η δρακόντεια και αδιάκριτη περικοπές στις δημόσιες δαπάνες, στις οποίες οι επενδύσεις, την κοινωνική δαπανών και σπάταλη κακοδιαχείριση τίθενται στο ίδιο επίπεδο, με καταστροφικές επιπτώσεις στις ζωές εκατομμυρίων Ευρωπαίων και τις προοπτικές τους για το μέλλον. Ο φόβος για το μέλλον πρέπει να αντικατασταθεί από τη συνοχή και τη διακρατική δημοκρατία. Ο Οι Έλληνες είναι τα πρώτα θύματα της κακής διακυβέρνησης, η διαφθορά πολλών πολιτικών και οικονομικών παραγόντων, και η έλλειψη μιας πραγματικής ευρωπαϊκής κυβέρνησης. Αλλά για να αντιμετωπιστεί αυτή η κατάσταση δραματική δίνη η ΕΕ πρέπει να διαδραματίσει ένα διαφορετικό μέρος από εκείνο που μέχρι τώρα διαδραμάτισε η Merkozy δίδυμο, το ΔΝΤ και την Επιτροπή. Η ΕΕ πρέπει να αποφασίσει αν να σαμποτάρει το ίδιο και να πάνε πίσω στις παλιές κακές ημέρες όλων εναντίον όλων, ή για την επανέναρξη της του έργου της ομοσπονδιακής Ένωσης. Η πρώτη απαίτηση θα είναι μια ευρωπαϊκή δημοκρατική κυβέρνηση να λογοδοτεί στο Κοινοβούλιο, το οποίο διατέθηκε προϋπολογισμός επαρκεί για να του φιλοδοξίες, και έτσι είναι σε θέση να εκπέμπουν τα ευρωομόλογα. Το πρώτο και αποφασιστικό κριτήριο είναι το τι θα γίνει και για την Ελλάδα με τις  αραμονές μέχρι το εκλογές της 17 του Ιουνίου. Επίσης, εναπόκειται στην ΕΕ και τα κράτη μέλη προκειμένου να επιτύχει μια θετικό, τώρα. Αυτό που διακυβεύεται τώρα είναι η μοίρα του μνημονίου που υπεγράφη από την ελληνική κυβέρνηση, η ΕΕ και το ΔΝΤ. Είμαστε σίγουροι ότι η επιβολή του Μνημονίου απλά όπως είναι και μέσα η προβλεπόμενη προθεσμία είναι απαράδεκτη και αντιπαραγωγική.

Καλούμε, συνεπώς, τα ευρωπαϊκά θεσμικά όργανα στην πρώτη θέση για να:

1. Ανοίξτε ξανά τη συζήτηση για τις πιο κοινωνικά επιζήμια μέρη του μνημονίου το ίδιο?

2. Επανεξέταση των προθεσμιών για την υλοποίηση των αναγκαίων μεταρρυθμίσεων, η οποία όμως δεν μπορεί να συνεχίσει να κατεδαφίσουν το κοινωνικό κράτος και την ίδια στιγμή αφήνουν το στρατιωτικό τις δαπάνες ή τα προνόμια της Εκκλησίας ανέγγιχτη, ή αδυνατούν να διανέμει ομοιόμορφα το κόστος?

3. Έναρξη ενός σχεδίου οικονομικής και χρηματοδοτικής βοήθειας για την Ελλάδα τώρα, όχι για την συνήθη μαμούθ έργα των μεγάλων υποδομών, οι οποίες δεσμεύονται σε αποτυχία, αλλά για ένα Πράσινο New Deal επικεντρώθηκαν στη μείωση της εξάρτησης από τα ορυκτά καύσιμα και η οικολογική μετατροπή της Ελλάδα, καθώς και σε μια σκληρή μάχη κατά της διαφθοράς και αποτελεσματική χρήση των ευρωπαϊκών κονδυλίων. Όχι λιγότερο που απαιτείται είναι ευρωπαϊκές εγγυήσεις έτσι ώστε να παγώσουν όλα τα εξοπλιστικά προγράμματα, και μια ισχυρή στήριξη εκ μέρους της η ΕΕ να λάβει λεπτομερείς πληροφορίες για την ελληνική καταθέσεις στην Ελβετία και στην άλλες χώρες. Αλλά "εξοικονόμηση" Η Ελλάδα δεν είναι αρκετή. Το όλο σχέδιο της ευρωπαϊκής βρίσκεται σήμερα σε κίνδυνο, στραγγάλισε από όλα-την ιδεολογία της αγοράς, την ιδιοτέλεια των εθνικών κυβερνήσεων, και την ψευδαίσθηση ότι εμπιστοσύνης μπορεί να επανακτηθεί από το τράβηγμα κάτω του κοινωνικού κράτους και τη θέση των συνόρων και πάλι. Αυτό συνταγή, που έχει επιβληθεί όχι μόνο στην Ελλάδα, αλλά και σε πολλά άλλα χώρες της Νότιας και Ανατολικής Ευρώπης, δεν θα λειτουργήσει.

Για την επίλυση της κρίσης πρέπει να κάνουμε δύο παράλληλες δράσεις. Η πρώτη είναι να ξεπεραστεί η κατασταλτική λογική του φορολογικού Compact και προκαταλαμβάνει από έναρξη μιας νέας σειράς μέτρων για την πρωτοβουλία του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου και του Ευρωπαϊκή Επιτροπή, προκειμένου να αναπροσανατολίσει τους πόρους προς την κατεύθυνση μιας ευρωπαϊκής Ευρωπαϊκό σχέδιο της κοινωνικά και οικολογικά βιώσιμη ανάπτυξη - αυτά τα μέτρα πρέπει να είναι χρηματοδοτούνται μέσω του φόρου χρηματοπιστωτικών συναλλαγών, το φόρο άνθρακα, και τα ομόλογα έργων. Το δεύτερο είναι να κάνουμε ειρήνη με τη δημοκρατία και να οργανώσει μια εκστρατεία εν όψει των Ευρωπαϊκές εκλογές το 2014 για μια Συντακτική Συνέλευση, της οποίας έργο θα είναι να συντάξει ένα ομοσπονδιακού συντάγματος που θα υποβληθεί στους ευρωπαίους πολίτες για την έγκριση σε πανευρωπαϊκό Ευρωπαϊκή δημοψήφισμα. Δεν μπορούμε να αφήσουμε την ευθύνη μέχρι τις κυβερνήσεις και την Ευρωπαϊκή Επιτροπή μόνο. Το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο πρέπει να ξαναπάρει την πρωτοβουλία, ξεκινήσει μια πολυπόθητη δημόσιο συζήτηση γύρω από θετικές προτάσεις νέων μέτρων για να χειριστεί την κρίση, και να ξεκινήσει μια νέα συντακτική διαδικασία. Είναι καιρός να δράσουμε.

Δεν υπάρχει περισσότερος χρόνος για χάσιμο. Ευρώπη. Μαΐου, 2012 31ο

Ενώστε την έκκληση για δράση των ευρωπαίων πολιτών για την Ελλάδα και την Ευρώπη τον Ιούνιο, 9ος 2012

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Updated June, 6th 2012

Ma qual'e' la strategia ?

di Zag in - listasinistra -
A leggere le manovre già passate e quelle in essere ( la licenziabilità liberalizzata anche per la PA) sembrano manovre senza un disegno preciso o quantomeno dettati da disegni oscuri diversi da quelli annunciati ad ogni piè sospinto.
E' chiaro a tutti, ormai, che il taglio delle pensioni con la lotta alla precarietà non c'entra nulla, nè tantomeno con il debito pubblico. Ossia c'entra nel senso che sarà il salario differito dei lavoratori a finanziare le casse dello Stato,
che l'abolizione dell'art 18 chiamata pomposamente "flessibilità in uscita" altro non è che libertà di licenziabilità individuale senza se e senza ma e che con la Crescita nulla a che fare. E la famosa flessibilità in ingresso che doveva preservare dagli abusi è rimasta tutta invariata con l'aggiunta di una nuova forma ( e siamo a quaratant'otto,) quella dell'apprendistato. E tutto questo fa il paio con il famoso art 8 del collegato lavoro legiferato dai loro precedessori Sacconi e Berlusconi, che di sicuro porterà a trasformare i sindacati da strumento a difesa dei lavoratori a strumenti a sindacato aziendale di mercato, un sindacato di mercato, sempre più di servizio intermediario di quei residui servizi che si salveranno dai tagli al welfare..
Ma non è finito .
L'aumento delle tasse sono tutte indirizzate verso i ceti medio bassi , visto che di patrimoniale non se ne parla e di seri provvedimenti contro la seria evasione fiscale non c'è traccia.
Ma parliamo delle pompose Liberalizzazione
Queste in maniera molto propagandistica e ideologica si sono tradotte in un attacco, su quei settori di lavoratori autonomi di “prima generazione”, e su settori soprattutto della distribuzione e della logistica, provvedimenti che fondamentalmente servono a produrre concentrazione, ingrandimento delle imprese, ingresso delle grande imprese della logistica in questi settori con una salarizzazione di fatto, se non formale, dei piccoli produttori con il loro piccolo capitale. La proletarizzazione dei ceti medi produttivi . In termini marxisti

Un ulteriore pezzo grosso arriverà: i tagli e le ristrutturazioni, mai da separare perché vanno insieme, con la spending review i tagli sulla sanità e alla spesa statale per i servizi sociali erogati dagli enti locali ai vari livelli, dove il pezzo grosso è comunque quello della sanità, e poi si prevedono interventi su scuola e pubblico impiego, che non saranno salvati dall ondata ristrutturatrice. Nel frattempo si sono procurati l'alibi della legge sul pareggio di bilancio in Costituzione che li preserverà da possibili spinte legaliste per l'aumento della spesa pubblica per servizi e welfare.

Gli ammortizzatori sociali: anche qui si è puntato a eliminare le varie tipologie di cassa integrazione, in realtà si è conservata la cig ordinaria per le resistenze non solo e non tanto sindacali quanto in questa particolare contingenza soprattutto confindustriali, e anche per le preoccupazioni rispetto alle possibili conseguenze sociali Anche qui la direttrice è chiara: eliminare l'indennità di disoccupazione e la cassa integrazione, in cambio di cosa? Assolutamente fumo , fumo senza arrosto
"Aerei senza piloti per un nobel senza morale"

mercoledì 6 giugno 2012

Per un'Europa democratica.


- leftgr -
Per una strana ironia della storia, i Greci, stigmatizzata e impoveriti sono in prima linea della nostra lotta per un futuro comune.

Anche in TURCO , FRANCESE e TEDESCO
Dopo la catena di eventi che, in soli tre anni hanno gettato nel baratro la Grecia, tutti sanno che la responsabilità delle parti in carica fin dal 1974 è schiacciante. Nuova Democrazia (a destra) e PASOK (i socialisti) hanno non solo mantenuto il sistema di corruzione e del privilegio - hanno tratto beneficio da essa e abilitato Grecia fornitori e dei creditori di trarre profitto considerevole da esso, mentre le istituzioni delle Comunità europee guardato dall'altra parte.
In queste condizioni, è stupefacente che i leader europei e il FMI, in posa come modelli di virtù e di gravità, devono essi stessi impegnati nel tentativo di ripristinare l'ufficio quelle stesse parti in bancarotta e screditato denunciando il "pericolo rosso", come incarnata da SYRIZA ( la coalizione di sinistra radicale) e minacciando di tagliare i rifornimenti alimentari se le nuove elezioni del 17 giugno confermano la bocciatura del "Memorandum", che è stato chiaramente dimostrato il 6 maggio scorso.
Non solo questo intervento in flagrante contraddizione con le regole più elementari della democrazia, ma anche le sue conseguenze sarebbero terribili per il nostro futuro comune. Che da sola è una ragione sufficiente per noi, come cittadini europei, di non consentire la volontà del popolo greco per essere soffocato. Tuttavia, la situazione è ancora più grave.
Negli ultimi due anni, l'Unione europea, in stretta collaborazione con il FMI, ha lavorato per spogliare il popolo greco per la sua sovranità. Sulla base di stabilizzare le finanze pubbliche e modernizzare l'economia, sono stati imporre un sistema draconiano di austerità che sta soffocando l'attività economica, riducendo la maggioranza della popolazione alla povertà, demolendo il diritto al lavoro. Questo neo-liberale in stile programma di "rettifica", ha finito per liquidare gli strumenti di produzione e creando disoccupazione di massa. Spingendo attraverso niente di meno necessario l'istituzione di uno Stato di emergenza senza precedenti in Europa occidentale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Lo Stato di bilancio s dettata dalla Troika, il Parlamento greco si riduce ad agire come un timbro di gomma, la Costituzione è stata bye-passato più volte. In questo modo strippaggio del principio della sovranità popolare va di pari passo con l'umiliazione di tutto il paese.
Qui, infatti, ha raggiunto il suo picco - ma questo non vale solo per la Grecia. Tutti i popoli di tutti i paesi membri dell'Unione europea sono considerati di nessun conto, quando si tratta di imporre un sistema di austerità che va contro ogni razionalità economica, di combinare le operazioni del FMI e della BCE a sostegno della sistema bancario e imponendo ai governi dei tecnocrati non eletti su di essi.
I greci hanno, in diverse occasioni, chiarire la loro opposizione a questa politica che sta distruggendo il paese facendo finta di salvarlo. Innumerevoli manifestazioni di massa, 17 giorni di sciopero generale nel corso degli ultimi due anni, azioni di disobbedienza civile, come il movimento degli "indignati" a quelli Synatagma hanno dimostrato il suo rifiuto della sorte a cui venivano condannati, senza alcuna consultazione . Quale risposta ci si poteva aspettare da questo grido di disperazione e di rivolta? Un raddoppio della dose letale e della repressione poliziesca! Fu allora, in un contesto in cui il governo aveva completamente perso ogni legittimità, che è stato deciso che un ritorno alle urne sembra l'unico modo di evitare una esplosione sociale.
Tuttavia, la situazione ora è molto chiaro - i risultati delle elezioni del 6 Maggio non lasciano alcun dubbio circa il rigetto di massa della politica viene imposto dalla troika. Ora, di fronte alla prospettiva di una vittoria SYRIZA alle elezioni del 17 giugno, una campagna di disinformazione e intimidazione è stata lanciata sia all'interno del paese e a livello europeo. Essa mira ad escludere SYRIZA da essere considerato un rappresentante di fiducia politica.
Tutti i mezzi sufficientemente buono di squalificare, a cominciare da etichettare come "estremista" come il neo-nazista Golden Dawn. SYRIZA è stato accusato di tutti i vizi: la truffa, la parola doppia, richieste irresponsabili o infantile. Se dovessimo credere che questo odio pieno di propaganda, che sta prendendo una stigmatizzazione razzista di tutto il popolo greco, SYRIZA sta mettendo in pericolo la libertà, l'economia mondiale e la costruzione dell'Europa. Quindi è la responsabilità congiunta degli elettori greci e dei nostri dirigenti per bloccare la sua strada.
Brandendo la minaccia di esclusione dalle forme in euro e altre forme di ricatto economico, una manipolazione del voto del popolo `s sta per essere costituita. Si tratta di una "strategia shock" per cui i gruppi dominanti stanno facendo ogni sforzo per trasformare il voto del popolo greco per servire i loro interessi - che fanno finta anche la nostra.
Noi, firmatari di questo testo non sono in grado di rimanere in silenzio di fronte a questo tentativo di privare un popolo europeo della sua sovranità, di cui le elezioni sono l'ultima risorsa. Questa campagna di stigmatizzare SYRIZA deve cessare immediatamente così come il ricatto di esclusione dalla zona euro. Spetta al popolo greco a decidere il suo destino, rifiutando ogni diktat, rifiutando i veleni che i suoi "salvatori" stavano dando e impegnandosi liberamente le forme di cooperazione indispensabile per superare la crisi insieme agli altri popoli europei.
Noi, a sua volta affermare che: è giunto il momento per l'Europa per capire il segnale inviato da Atene il 6 maggio scorso. E 'il momento di abbandonare una politica che sta rovinando la società e ponendo le persone al di sotto Ward-nave, in modo da salvare le banche. E 'più urgente per porre fine alla deriva suicida di una costruzione politica ed economica che sta trasferendo governo di "esperti" e istituzionalizza l'onnipotenza degli operatori finanziari. L'Europa deve essere il lavoro dei suoi stessi cittadini, in modo da salvare i propri interessi.
Questa Europa nuova per la quale noi, come le forze democratiche che stanno emergendo in Grecia, la speranza e per il quale abbiamo intenzione di combattere è quella di tutti i popoli. In ogni paese, ci sono due Europe politicamente e moralmente antitetici in conflitto: quella che sarebbe espropriare le persone a favore dei banchieri e ciò che afferma il diritto di tutti ad una vita degna di questo nome e che, collettivamente, si dà i mezzi per farlo.
Così, ciò che vogliamo, insieme con gli elettori greci e SYRIZA di attivisti e dirigenti, non è né la scomparsa d'Europa, ma la sua rifondazione. Si tratta di ultra-liberismo che provoca l'aumento dei nazionalismi e di estrema destra. I veri salvatori dell'idea europea sono i sostenitori di apertura e di partecipazione dei cittadini, i difensori di un'Europa in cui la sovranità popolare non viene abolita ma estesa e condivisa.
Sì - Atene è davvero il futuro della democrazia in Europa ed è il destino dell'Europa, che è in gioco. Per una strana ironia della storia, i Greci, stigmatizzata e impoveriti sono in prima linea della nostra lotta per un futuro comune.
Cerchiamo di ascoltarli, sostenerli e difenderli!

Primi firmatari:
Vicky SKOUMBI (aletheia, Athènes), Etienne Balibar, filosofo, Michel VAKALOULIS, sociologue et philosophe. Et: Giorgio Agamben, Tariq ALI, Elmar Altvater, Daniel Alvaro, Alain Badiou, Jean-Christophe BAILLY, Fethi Benslama, Fernanda BERNARDO, Jacques BIDET, Claude Calame, Thomas COUTROT, Albano Cordeiro, Yannick COURTEL, Costas DOUZINAS, Roland ERNE, Roberto ESPOSITO, Nancy Fraser, Elisabeth GAUTHIER, François GEZE, Max GRATADOUR, Jean-Pierre Kahane, Jean-Marc Lévy-Leblond, Michael Lowy, Philippe Mangeot, Philippe Marlière, Ariane Mnouchkine, Warren Montag, Jean-Luc Nancy, Toni NEGRI, Bertrand Ogilvie, Ernest Pignon-Ernest, Mathieu potte-BONNEVILLE, Jacques Rancière, Judith REVEL, Rossana Rossanda, Bernard Stiegler, Michel SURYA, Bruno TACKELS, André Tosel, Gilberte Tsai, Eleni VARIKAS, Dimitris VERGETIS, Jérôme VIDAL, Heinz Wismann, Frieder Otto WOLF.

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